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Una lettera scritta a mano per promuovere la propria attività e la carta da lettere è virale

La storia di un contadino diventato famoso sul web per aver inviato una lettera promozionale in tutta Italia

Circa un mese fa, sfogliando virtualmente le pagine di Repubblica.it, mi sono soffermata su un articolo che, in prima battuta, mi ha fatto sorridere. Protagonista dell’articolo di Carlotta Rocci è Valter Isnardi, agricoltore di Castagnino d’Alba, che con l’intenzione di promuovere la sua azienda agricola in modo molto tradizionale, è diventato suo malgrado, protagonista della rete.

Il signor Isnardi, proprietario dell’azienda la Brunomaycol, situata nei pressi di Alba, ha scritto migliaia di lettere di suo pugno, per promuovere la sua attività. Ha unito alla missiva, alcune noci, da lui coltivate, per far sì che il ricevente potesse degustare il suo prodotto e ha spedito il tutto a perfetti sconosciuti, in diverse zone d’Italia.

Perché direte voi? L’intenzione del signor Isnardi era quella di raggiungere le persone fisicamente e non solamente con una foto su facebook. E così la carta da lettere diventa virale perché ovviamente sul web ci si è messo poco a iniziare a ribattere la notizia e, in poco tempo, sono apparsi numerosissimi articoli, commenti, appunti, sul simpatico contadino piemontese.

E come sempre accade, c’è chi dice abbia scritto 3.000, chi 10.000, chi 12.000 lettere; chi ha quantificato le noci spedite in centinaia di chili, chi in tonnellate. Questo è il poter di internet o…del telefono senza fili.

Ma poco importa. Dicevo che l’iniziativa mi ha fatto sorridere, un po’ perché pensavo al povero signor Isnardi chino sulla scrivania con la penna a sfera a decantare le lodi della sua produzione migliaia e migliaia di volte. Fare le tre del mattino, imbustando noci, con la speranza che qualcuno le assaggiasse e decidesse di acquistarle. Un po’ perché immaginavo la reazione di un comune mortale che in questi tempi bui, in cui regna sovrana la diffidenza, ricevendo un pacchetto con oggetti rigidi non ben identificati, potesse lanciare un allarme bomba.

Ma sì ridiamoci su. Tutto sommato, quello che ha fatto il signor Isnardi, forse anche un po’ con la speranza che si parlasse di questa sua lodevole iniziativa, non è altro che l’equivalente dell’inserimento di un campione di crema o di una bustina di té tra le pagine di un settimanale. Forse ugualmente dispendioso :-), forse un po’ più faticoso.

La sua volontà è comunque ammirevole e fa riflettere: in un’epoca in cui acquistiamo promesse e emozioni, regalateci da foto e slogan più o meno ben fatti, forse c’è bisogno di maggiore concretezza? Consegnare un assaggio di un prodotto o un campione di crema potrebbe ancora avere il suo perché se siamo certi del valore del nostro prodotto.

Ma soprattutto: se le grandi aziende possono permettersi di arrivare al cliente finale con campioni e degustazioni, come può una piccola azienda che vuole allargare, seppur di poco, il proprio mercato competere con i grandi player?

Io qualche idea la avrei ma nel frattempo, se ricevete un pacchetto contenente delle piccole noci, bruttine e poco uniformi, non gettatele, perché quello è il sapore della genuinità!

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